Uno sguardo ai motori. Sulla Peugeot 308, per esempio, riscopriamo una vecchia conoscenza, il 1.560 versione monoalbero, che sfrutta il consistente alleggerimento della vettura ottenuto mediante l'impiego della piattaforma Emp2. Schema classico, ma profondamente rivisto in una miriade di particolari, pure per il nuovo 1.6 della Honda Civic, così come risulta essere in perfetta continuità con gli altri TDI di Wolfsburg anche questa versione da 1.6 litri e 105 cavalli che troviamo sulla Golf.
Il verdetto della pista. Il meno potente del confronto, ma certo il più fluido e silenzioso, il TDI perde un po' di terreno ai semafori, però, quanto a elasticità e progressione non ha nulla da invidiare agli altri due, specie col cambio a doppia frizione Dsg al posto del cinque marce manuale. Il giapponese, complice il surplus di cavalli, è senz'altro il più brillante. Gli dà una bella mano il cambio, un sei marce dagli innesti rapidi e soprattutto precisi. Nel mezzo si pone la 308, ma a un'incollatura dalla Civic, come confermano i tempi sul giro, dove però contano anche telaio ed elettronica. La Golf, infatti, a parte la carenza di cavalli, deve fare i conti con l'intervento poco puntuale dell'Esp, che compromette la scorrevolezza e fa correre il cronometro.
Sfida alla pompa. Tuttavia, non è tra i cordoli che si devono giudicare queste vetture. La vera grande sfida è al distributore. E qui la partita si presenta davvero molto equilibrata, perché se i consumi della Civic sono straordinariamente bassi (in statale si arriva anche a 20 km/l), quelli delle altre due non sono poi così lontani. In media sulla nipponica abbiamo registrato 17,4 km/l, contro i 16,3 della tedesca e i 15,4 della francese.
Civic. Si possono però già tirare alcune conclusioni un po' più generali, cominciando dalla Civic. La vettura giapponese, frutto di un discusso progetto stilistico, ha il pregio di distinguersi per originalità ed efficienza aerodinamica, oltre a funzionalità e qualità costruttiva curate fino ai dettagli. Lo spazio a disposizione nell'abitacolo è adeguato, ma qualche centimetro in più in altezza dietro avrebbe fatto comodo. E forse una forma diversa del tetto avrebbe migliorato il campo visivo nella zona posteriore. Peccato che lo sterzo sia poco comunicativo e le sospensioni posteriori piuttosto rigide; nulla da eccepire, invece, per quanto riguarda l'impianto frenante.
Golf. Silenziosissima, fluida, facile da guidare, la berlina tedesca è certamente l'auto più piacevole fra le tre sfidanti, quella che trasmette più confidenza. Merito dello sterzo, indubbiamente, ma anche dell'assetto ben calibrato. La filosofia è quella di sempre, che si concretizza in una cura maniacale nella messa a punto. Un'atmosfera che si respira anche dentro l'abitacolo: posto guida praticamente perfetto, plancia semplice ma funzionale, spazio adeguato (anche per i bagagli), materiali e finiture della tipica qualità teutonica.
308. La Peugeot ha saputo rinnovarsi a 360 gradi. Se con l'inedito telaio e una rigida cura dimagrante ha migliorato prestazioni e consumi, attraverso il considerevole innalzamento della qualità costruttiva dell'abitacolo ha fatto un salto di classe sorprendente. L'esclusiva impostazione del posto guida col volante piccolo e basso e la strumentazione alta, ereditato dalla 208, passa quasi in secondo piano, rispetto al design pulito della plancia, alla scelta dei materiali e all'accurato studio ergonomico. Per non parlare del confort, che ha raggiunto un livello decisamente buono, complice l'accurata insonorizzazione dell'abitacolo e l'ottimo lavoro delle sospensioni.
Vi trovate con il test sulla Golf?
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